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L'opera raffigura un ragazzo intento a sbucciare un agrume. La fortuna del dipinto - se ne conosce circa una dozzina di copie - e gli esiti di approfondite indagini archivistiche e iconografiche hanno portato l'autrice a rintracciare nel soggetto del quadro un significato particolare oltre la sua valenza "naturalistica" e l'ormai annosa querelle sulla sua attribuzione. Il primo esemplare è documentato nella collezione del raffinato intellettuale perugino, Cesare Crispolti, e la committenza del dipinto pare possa essere rintracciata nell'ambito dell'Accademia degli Insensati un circolo umanistico in seno al quale erano elaborate composizioni poetiche strettamente connesse con le prime opere romane di Caravaggio, dai complessi soggetti profani, carichi di un sofisticato messaggio allegorico. Il "Monda frutto" sarebbe dunque un manifesto dell'educazione virtuosa del giovane, in linea con le nuove esigenze didattiche della pedagogia della Controriforma.